Quanto e in che modo contribuiamo a rendere equilibrate le nostre relazioni?
Non intendo dire che una relazione dovrebbe sempre essere “equilibrata”; né voglio creare una separazione tra relazioni equilibrate e relazioni non equilibrate, tra giusto e sbagliato o tra bene e male. Il non equilibrio e l’equilibrio fanno entrambi parte di una relazione.
L’unità dei poli opposti consente alla relazione di fluire.
Nella ricerca di una relazione che fa stare bene, quali parti di noi mettiamo in gioco ? Quali sono per noi gli ingredienti più importanti? Cosa siamo disposti a dare e cosa siamo disposti a ricevere ?
Quando ci sentiamo soffocati a stare dentro la relazione è perché pensiamo di dare troppo. Ci siamo mai fermati a chiedere che tipo di relazione siamo disposti a costruire, cosa vogliamo veramente e cosa siamo disposti a fare per ottenerlo? L’abbiamo mai chiesto a noi stessi ed esplicitato all’altro? Quante volte diciamo sì, invece di dire no, e viceversa?
Prendere consapevolezza di quanto “il non detto” influenza la relazione con noi e con l’altro è il primo passo verso la relazione. Le risposte sono dentro di noi, rimosse da abitudini, giudizi, pregiudizi, automatismi e aspettative.
Hellinger sostiene che “se in una relazione, qualsiasi essa sia, diamo più di quanto l’altro sia disposto a ricevere o pretendiamo di ricevere più di quanto l’altro sia disposto a dare la relazione ad un certo punto finisce”.
Nei momenti di rottura riteniamo che l’altro sia l’unico responsabile del nostro soffrire. Di conseguenza i processi sono inevitabili e, soprattutto, durano di più e con maggiore conflittualità e sofferenza per tutti, figli compresi.
L’attività di counseling può aiutare le persone a prendere consapevolezza ciascuno della parte messa nella relazione e di quanto l’altro sia lo specchio di ciò che non vogliamo vedere in noi stessi. Il conflitto non è la causa della sofferenza, ma il modo di approcciare a ciò che ci accade.
Spesso comunicazione verbale e non verbale non coincidono. Mentre l’avvocato guarda alla domanda del cliente, il counselor osserva la comunicazione incongruente e può intervenire in aiuto per comprendere meglio la richiesta.
Troppo spesso non sappiamo cosa vogliamo, oppure abbiamo troppa paura di sceglierlo. Esserne consapevoli con il cuore, e non con la mente, è un grande passo verso noi stessi e verso la risoluzione dei conflitti.
Francesca Todeschini
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