Se ho pensato di raccontare della mia esperienza lavorativa non è perché la ritengo rilevante in sé e per sé, ma perché credo che in tutte le esperienze individuali possa esserci qualcosa di comune e che, condividendo questo qualcosa, le esperienze e le idee possano migliorarsi e diffondersi, per il bene comune.
Quindi, condivido la mia esperienza affinché possa essere arricchita da nuovi spunti o diverse visioni degli stessi spunti.
Le mie riflessioni sono tratte anche dalla lettura di tanti libri e, in particolare, di autori come Hellinger, Hillman, Ulsamer, Krishnamurti, Osho, Wilber, Assagioli, Ferrucci, Castaneda, Juul e tutti coloro che in un modo o nell’altro raccontano dell’anima e dell’incontro con quello che in psicologia viene chiamato “il nostro vero sè”.
Quando vogliamo aiutare qualcuno, perché ci viene chiesto e lo accettiamo, è importante diventare consapevoli che non siamo un foglio oggettivamente bianco per chi ci sta difronte; non siamo neutri nella relazione. Dobbiamo essere consapevoli che non possiamo e non dobbiamo aiutare l’altro a tutti i costi e, soprattutto, non possiamo sapere in anticipo quale sarà la soluzione migliore per quella persona. Possiamo aiutarla a trovare la soluzione che quella persona sceglierà come giusta per sé, utilizzando gli strumenti idonei.
In ogni relazione, in qualche modo, ciò che l’altro pensa o fa dipende anche dal nostro modo di interagire; non siamo mai neutri rispetto ai pensieri ed alle azioni dell’altro; interagiamo nella relazione modificandola, anche se spesso inconsapevolmente.
Quindi, è importante incominciare a rivolgere l’attenzione a noi stessi, a come reagiamo e a come stiamo in presenza di determinate situazioni di conflitto che i nostri clienti portano, perché il nostro modo di reagire al conflitto e ciò che la situazione evoca in noi, influirà sicuramente quella relazione ed anche lo sviluppo della pratica o della vertenza processuale.
Francesca Todeschini
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