Il Counselor è colui che sa osservare e ascoltare, con empatica autenticità, il disagio altrui accompagnando il cliente nel percorso di conoscenza di sé e nel riconoscimento e risveglio delle risorse personali che ciascuno ha già dentro di sé.
Counseling significa consigliare ? Non propriamente. La parola counselor deriva sì dall’inglese to counsel che, letteralmente, significa consigliare, ma la matrice è quella latina. Il verbo consulere, infatti, si traduce letteralmente con ‘avere cura, prestare aiuto’, mentre tra i significati di consulo si trova ‘sollevare, alzare’. Si tratta, quindi, di un prestare aiuto in una accezione specifica: prestare aiuto insieme, affinché il cliente possa sviluppare e rinvenire dentro di sé i personali strumenti atti all’autosostenersi, per sollevarsi dalla sua condizione di conflitto o disagio, utilizzando i propri talenti e potenzialità inespressi.
Carl Rogers, negli anni cinquanta, fu il primo ad utilizzare il termine counseling per indicare una relazione cliente-professionista nella quale il cliente è assistito nelle proprie difficoltà, senza rinunciare alla libertà di scelta ed alla propria responsabilità. Scrive Rollo May, uno dei fondatori della psicologia umanistica, psicologo e counselor: “non ho mai avuto a che fare con un cliente nella cui difficoltà non abbia riconosciuto, almeno in potenza, me stesso”.
Il counselor, quindi, non è un professionista che spoglia il cliente delle sue qualità individuali, perché sa che si possono mostrare come risorse; che non rende le sue manifestazioni caratteriali patologiche e non lo medicalizza, ma collabora con lui affinché, insieme, si possa giungere ad uno stato di benessere maggiore. In altre parole, quindi, il counseling promuove il benessere del singolo e dei gruppi.
Professione riconosciuta con legge n. 4 del 14 gennaio 2013.
Francesca Todeschini