Counseling
Spesso si crede che la cosa più importante sia distinguere tra relazione che funziona e relazione che non funziona; tra comportamenti giusti e comportamenti sbagliati, tra torti e ragioni.
I conflitti sorgono dalla creazione di poli opposti, di dualità.
Meno di frequente si è allenati a sentire se stessi, a prestare attenzione al “modo”. Ciascuno ne ha uno di proprio, ma non lo conosce perché non osserva se stesso.
Quasi nessuno ci insegna a farlo. Osservarsi è una attività impegnativa e creativa. Significa imparare ad avere l’abitudine di osservare quali sentimenti, emozioni o risposte emergono rispetto una data situazione, una persona o un evento. Osservarsi in questo modo, senza giudizio, limitandosi, per cos’ dire, a raccogliere dati sul nostro funzionamento.
Se non si presta attenzione a questi aspetti, difficilmente si è in grado di conoscersi a fondo e, conseguentemente, di entrare in relazione con sé e con gli altri in modo efficace e equilibrato.
Prima di rispondere alla domanda “perché”, è importate saper rispondere alla domanda “come”. Sperimentare se stessi porta anche alla comprensione dei perché e, soprattutto, apre la strada ad infinite possibilità di azione e soluzione.
Per questa esplorazione è molto utile un percorso di counseling. Quando emerge una difficoltà nel gestire gli accadimenti, quanto si crea un conflitto rispetto a qualcosa di apparentemente ingestibile, il disagio e il senso di impotenza sembra sopraffare ogni possibilità di scelta. Il counselor è un professionista della relazione d’aiuto che sa ascoltare e osservare il disagio altrui con empatica autenticità. Agevola il percorso di conoscenza di sé, il riconoscimento e attivazione delle risorse personali di ciascuno; promuove il benessere personale e dei gruppi.
Il counselor non è un terapeuta. Tuttavia, si occupa del “come”.
Chiedersi il perché, senza sperimentare il come, non è altro che un tentativo di organizzare i pensieri nella mente: questa attività nutre il giudice interiore.
Einstein sosteneva che non si può risolvere un problema con la stessa mente che lo ha creato !
Se si vuole conoscere il perché, è importante creare prima le condizioni per il come. Per questo occorre il cuore. Essere nel cuore e osservare senza giudizio.
Normalmente, la prima risposta ad un fatto o situazione è il giudizio. Questo è ciò che accade automaticamente. Non è un male, ma si può imparare ad accorgersene e fermarsi a riflettere. Dare giudizi comporta anche riversare la responsabilità di sé ad altri, aumentare il conflitto o restarne coinvolti e sopraffatti. Restare in contatto con ciò che personalmente accade è la relazione più importante. Tutti noi possediamo l’abilità e le risorse per stare meglio.
Secondo questo modo di vedere le cose, è un grande errore porsi risultati e obiettivi prefissati.
L’ obiettivo impedisce di percepire veramente.
Come dice Pierluigi Lattuada, l’obiettivo è solo ( odovrebbe essere ) un effetto collaterale del compiere una buona azione.
Per chiarezza: il counseling non è psicoterapia; non è un intervento di cura e non è una attività sanitaria; è una professione disciplinata dalla legge n. 4 del 14 Gennaio 2013.